Come tutti i partecipanti, il Rione Cattedrale brama più di tutto di vincere il Palio e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’unico che può realizzare questo sogno è un cavallo!
A “portare a casa il Palio“, infatti, non è il fantino, ma il cavallo.

A chi si accosta per la prima volta a questo mondo, il Palio può sembrare una semplice corsa di cavalli, ma c’è molto di più.

Per prima cosa ci sono i cavalli: questi ultimi non possono provenire da un qualsiasi allevamento o ippodromo ma devono essere, in un certo senso, addestrati a correre sul tracciato specifico che caratterizza la pista del Palio.
Se corresse un cavallo da corsa qualsiasi, la riuscita del Palio potrebbe risultare compromessa poiché gli animali impiegati nel Palio di Asti devono essere in grado di “stare al canapo”, fianco a fianco con altri
cavalli. Anche la selezione di quale razza può correre è rigida: i cavalli che corrono il Palio possono essere solo di razza anglo-araba, molto veloce e resistente.

Ci sono poi i fantini: oltre al fatto che devono avere un’incredibile esperienza alle spalle in fatto di corse, devono anche sapere come montare un cavallo senza sella.
Proprio quest’ultima abilità permette loro di non cadere da cavallo quando il suo manto si fa scivoloso, ovvero quando l’animale suda. Per far fronte a questo problema, oltre ad una grandissima esperienza, i fantini fanno uso dei tradizionali pantaloni in velluto che permettono loro di avere una presa più salda.

La gestione della corsa è affidata a una Commissione di durata annuale, che si occupa di ogni aspetto relativo alla gestione dei cavalli e dei fantini: durante tutto l’anno i componenti della commissione osservano le corse regolari, tengono vivi i rapporti con i fantini e i proprietari dei cavalli per poi ingaggiare uno o due cavalli, un fantino, un veterinario e un maniscalco.

Anche la presenza di queste due ultime figure è fondamentale: il cavallo è colui che vince il Palio, come abbiamo ricordato, per cui va trattato e curato nel migliore dei modi.
Infatti, nei giorni che precedono il Palio e nei pochi giorni successivi i cavalli che vengono ingaggiati ricevono il trattamento migliore di tutta la loro vita. Vengono guardati e curati da persone di fiducia del Rione, non vengono mai lasciati soli, ricevono molto spesso visite dai bambini e dai borghigiani appassionati e durante i riti del mattino, dopo la benedizione, il popolo acclama il campione con la
tradizionale frase “va, e torna vincitore”.

Per la preparazione già dalla settimana si inizia ad adibire la stalla, ovvero il luogo destinato all’accoglienza e al riposo del protagonista. La scuderia viene pulita a fondo e si approntano al meglio gli
ambienti che accoglieranno i cavalli. In questo periodo il gruppo di lavoro “vive” letteralmente nella scuderia insieme ai cavalli e al fantino e si occupa delle loro esigenze.

Molti sono gli appuntamenti nei giorni che precedono il Palio, tra cui le visite veterinarie per assicurarsi le buone condizioni del cavallo e diverse prove su pista.
Queste ultime hanno lo scopo di far abituare e far memorizzare ai cavalli il percorso della pista, nonché a testare il buon comportamento degli animali al canapo: se, infatti, dovessero verificarsi dei problemi di salute nei cavalli o se non fossero in grado di “tenere” il canapo, potrebbero venire esclusi dalla corsa.

Per la corsa del Palio può gareggiare un solo cavallo con un solo fantino per ogni Rione, Borgo o Comune.

Il Palio di Asti viene corso in Piazza Alfieri in una pista dalla caratteristica forma triangolare che la rende molto tecnica.
I 21 partecipanti vengono divisi in 3 batterie eliminatorie da sette: i primi tre classificati nelle batterie accedono alla finale che ha luogo con nove partecipanti.
Prima della partenza i fantini, seguendo indicazioni del mossiere, devono allineare i cavalli al canapo, dopodiché il mossiere darà il via alla corsa azionando un meccanismo che farà cadere il canapo, una
corda di canapa che può arrivare a pesare anche 100 chili.

La fase del Palio prima della partenza viene chiamata mossa ed è uno dei momenti più importanti e spettacolari a cui assistere ma anche uno dei più delicati perché ognuno cerca di aspettare il momento giusto per partire avvantaggiato, sfavorendo gli avversari.

Una corsa dura tre giri da percorrere in senso orario e il traguardo viene piazzato poco più in avanti rispetto al canapo, generalmente davanti a dove è posizionato il Sindaco.

Per vincere, il cavallo può arrivare al traguardo anche senza fantino, in questi casi si dice che il cavallo è “scosso“.

Rione Cattedrale – Palio 2019

Chi arriva primo in finale vince il Palio, un drappo di velluto lungo 16 rasi (antica unità di misura astese che equivale esattamente a 60 cm) dal tipico colore rosso cremisi. Viene arrotolato e legato a un sendallo dipinto ogni anno da un artista astigiano.

Ci sono anche altri premi che vengono distribuiti al secondo classificato (una borsa di monete); al terzo (gli speroni d’argento), al quarto (un gallo vivo), al quinto (una coccarda) e all’ultimo (l’acciuga, detta inchioda, con l’insalata).

Dopo la vittoria il cavallo e il fantino vengono portati in trionfo tra le vie e le piazze della città, fino a giungere al Comune.
Qui, sul balcone dell’edificio, il vincitore lascia la sua bandiera che rimarrà appesa in vista in segno di rispetto e onore per tutto l’anno, ricordando a tutti l’ultimo vincitore.

I festeggiamenti proseguono: cavallo e il fantino sono portati nella chiesa del Rione, Borgo o Comune dove tutti i borghigiani possono assistere al momento.

Cercare di capire il Palio da una semplice descrizione come questa è impossibile, il Palio è un mondo dove si deve entrare in punti di piedi senza avere l’arroganza di poterlo capire sin da subito e senza aver l’arroganza di credere di avere delle risposte a tutte le domande.

Per questo motivo il Rione Cattedrale consiglia non solo di assistere alla corsa ma anche di assistere a tutte la manifestazioni collaterali.